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BETH

Coreografia Paola Ponti in collaborazione con Kanoko Tamura
Creazione e danza Paola Ponti e Valentina Caggio (per questa replica, sostituita da Melina Aldrovandi)
Disegno luci Andrea Fronzoni
Produzione DanceMe (Perypezye Urbane), organismo di Produzione – MiBACT con il sostegno di Teatro Due Mondi e Compagnia Iris

sinossi

Beth è il numero due. Il pittogramma arcaico che ha originato le lettere protosemitiche, rappresenta una casa. Ecco allora due figure inserite in una struttura delimitata sui quattro lati da spettatori che chiudono lo spazio ideale di una casa. Le due figure di Beth, inizialmente giunte in una unità, che è un abbraccio, ma anche indistinzione originaria, si separano in una danza che è sia riconoscimento e specularità, sia incomunicabile relazione e rottura nello spazio della ‘casa’. Beth è la seconda lettera dell’alfabeto ebraico, quella che pertiene all’essere umano, la prima, l’Aleph, appartiene al divino imperscrutabile. Questo sembrano sottolineare le parole di Tagore che chiudono la performance, le foglie vegetali ancora poste in cerchio a racchiudere uno spazio di casa, di nido, di spirale , dove la geometria accompagna versi che evocano un divino presente, ma dagli intenti inconoscibili.

Durata 30 minuti.

 

KUDOKU

KUDOKU

Coreografia e danza Daniele Ninarello
Musica dal vivo Dan Kinzelman (tenor sax, percussion and electronics)
Dramaturg Carlotta Scioldo
Produzione Codeduomo e Novara Jazz (curatore Enrico Bettinello)
Con il supporto di CSC Centro per la Scena Contemporanea Bassano del Grappa Fondazione Piemonte dal Vivo | Lavanderia a Vapore Residency CAOS-Terni (con il supporto di Indisciplinarte e Associazione Demetra) Fabbrica Europa

sinossi

Il compositore Dan Kinzelman e il coreografo Daniele Ninarello per la prima volta si incontrano in un territorio di esplorazione comune: lo spazio come luogo in cui esercitare e trasfigurare il corpo, sonoro e fisico, la sua precarietà, la sua impermanenza, la fatica della resistenza. Dan Kinzelman lavora improvvisando dal vivo con l’elettronica, mescolando sintesi, rumori interni delle macchine e feedback, assieme a suoni generati dagli strumenti che da anni utilizza maggiormente: sax, clarinetto, flauti, stratificando i vari elementi con l’ausilio di una loop station. Nel comporre la parte coreografica Daniele Ninarello, oltre a ricercare nel campo a lui abituale della composizione istantanea, opera in un territorio che si crea dal dialogo continuo con il paesaggio sonoro e le informazioni che da questo riceve per contattare quei fili invisibili che uniscono corpo e spazio. La sperimentazione sonora e quella corporea tendono dunque a tradurre gli elementi percettivi attraverso cui l’evolversi della figura umana si rende visibile. Qualcosa all’interno del corpo vibra costantemente come una minaccia: è il caos, il rumore interno delle cicatrici e dei pensieri. E riguarda tutti. Soltanto la danza può assestare progressivamente queste tracce nel qui e ora. E ripulire lo sguardo, trovare pace. Come un vero e proprio mantra fisico da esplorare nella sua continuità, perimetro muto di un pensiero correttamente liberato.

Durata 30 minuti.

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